Breve riflessione critica su concorso e informazione di propaganda
Il trentenne Truman Burbank, ignaro di essere stato “gettato nel mondo” da una gravidanza indesiderata ed eletto da una emittente televisiva a protagonista dell’omonimo Show, conduce apparentemente una vita normale e gratificante. Sorriso smagliante, socialità appagante, opportunità corrispondenti ai bisogni individuali.
Eppure qualcosa sconvolge la scaletta predisposta dal regista demiurgo: i reali sogni, le domande esistenziali, le vere necessità del protagonista aprono al trascendente che ancora oggi sembra sfuggire ai tanti registi che si susseguono nelle stanze ministeriali.
Come nel film, nel quale la crisi della trama preconfezionata è fugata da sorprendenti espedienti, finanche il ritorno in vita del padre (da copione annegato in quel mare dal quale è impensabile sondarne i confini), così nella realtà le tappe della vita professionale di un docente, seppur ben scandite dalle leggi dello Stato, appaiono sempre più come un miraggio.
Un esempio eclatante è l’obbligo per lo Stato italiano di bandire i concorsi per docenti di ogni disciplina con cadenza triennale, quasi sempre disatteso e sostituito da percorsi concorsuali straordinari, considerati dai non addetti ai lavori sentieri privilegiati per cittadini privilegiati.
Nel film, la precarietà della vita di Truman è linfa per uno share di qualità e la stabilizzazione dei rapporti sociali, professionali ossessivamente da evitare per la resa del programma. Così nella realtà, osservando il canovaccio del “colpirne uno per colpire tutti”, pare si sia venuta a creare una sottocategoria di precariato “causa di tutti i mali” della Scuola e della buona resa della immagine dello Stato italiano a livello nazionale e internazionale: i docenti di Irc, conosciuti come docenti di religione.
Il linguaggio di propaganda mostra qui una prima grossa falla: gli stessi “spettatori” giudicanti si ritrovano paradossalmente (perché la legge dello Stato parla chiaro) ad empatizzare con i tantissimi signori Truman precari delle diverse discipline, salvo poi cinicamente condannare quei Truman precari di Irc, che da venti anni attendono un concorso, come fossero “vite professionali non degne di essere vissute”.
Ad avvalorare queste tesi si accampano le più spettacolari scuse:
- il collegamento Fascismo-Concordato-Irc, omettendo il fenomeno storico-culturale dell’educazione del religioso nel contesto nazionale ed europeo; la denatalità come presupposto per la precarizzazione della professione;
- la critica ideologica ai titoli di studio “non statali” del docente Irc, pur ammettendo per altre discipline il ricorso a titoli abilitanti in università private;
- la selezione del personale ad opera dell’ordinario del luogo con rilascio di idoneità, per la quale forse occorrerebbe chiedere qualche piccola riforma in tempi di pace (magari una classe di concorso specifica con graduatoria unica, criteri di verifica e selezione identici sul territorio nazionale);
- in particolare la spinosa questione delle statistiche nazionali sulla cosiddetta avvalenza alla disciplina.
Il linguaggio di propaganda estromette a priori la rilevazione nazionale effettuata dalla Cei e i suoi “canali” perché di parte, ma diffonde, come certi, i dati garantiti dall’UAAR e i suoi “canali”, provvisti di considerazioni faziose sulla reale necessità di avere una disciplina come Irc se solo l’83-87 % degli studenti oggi lo richiede.
Nelle statistiche, come riportato in alcuni articoli, emergebbe addirittura una interessante frattura “razzista” poiché al nord, emancipato e razionale, la richiesta di avvalersi di Irc sarebbe tracollata al 73-74% negli ultimi anni, mentre al sud, da sempre rozzo e superstizioso, la richiesta toccherebbe quota 89-95%.
A tal riguardo, sarebbe invece interessante prendere in esame gli handicap ancora oggi vissuti dagli Idr (insegnante di regione) quotidianamente:
- il reale rispetto delle norme vigenti per programmare e selezionare le attività alternative;
- le disposizioni di comodo circa la possibilità di uscire da scuola;
- l’incameramento dell’ora di Irc da parte di docenti di ruolo di altra disciplina(una prassi al nord);
- la considerazione dell’Idr in determinati consigli di classe(per altre categorie si parlerebbe di diffamazione e mobbing);
- l’obbligo di dover trattenere in classe i non avvalentesi con obbligo di servizio(con la quasi impossibilità di sostenere una lezione decente),;
sono solo alcuni dei casi sintetizzati ma mai presi seriamente in carico da chi si occupa di statistiche.
Di certo Truman invita a guardare oltre gli schemi preconfezionati, si apre al dissidio di coscienza, lascia crescere in sé l’anelito all’Assoluto, utilizza il dubbio, il discernimento e si allena ad utilizzare la conoscenza per liberarsi dalla struttura nella quale era imprigionato.
E alla fine forse occorrerà ringraziare anche l’UAAR e i suoi “canali” per aver illuminato, pur non volendo, il perimetro della struttura che da venti anni circoscrive illecitamente la vita professionale di tanti signori Truman pronti ad uscire dal palco della precarietà di regime.
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Attualmente insegna IRC nelle scuole secondarie a Roma, collabora con l'equipe pastorale di Porto Santa Rufina per la formazione e la catechesi. Già baccelliere in teologia presso la PFTIM San Tommaso, ha approfondito gli studi di licenza in cristologia dogmatica. Dottore in Lettere e filologia moderna, è coautore di un saggio sul pensiero teologico e politico su Lutero, Calvino e Zwingl