Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete
di Antonio Spadaro
Edizioni Vita e Pensiero
2012 pag.152
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Padre Antonio Spadaro, già direttore de La civiltà cattolica e attuale sottosegretario per il Dicastero dell’educazione, è stato il primo autore a proporre, nel suo saggio di teologia sistematica intitolato Cyberteologia, una “riflessione sulla pensabilità della fede alla luce della logica della rete”.
Il celebre saggio, ormai diffuso in tutto il mondo, ha dato vita ad un neologismo recensito anche dall’Enciclopedia Treccani, e dal 2012 la voce Cyberteologia è presente anche nel Nuovo Dizionario di Mistica” della Libreria Editrice Vaticana.
Sebbene il titolo sembri proporre una riflessione dedicata agli specialisti, il testo affronta in realtà una questione che ormai è sotto gli occhi di tutti: Cyberteologia insiste sulle modalità con le quali le tecnologie digitali stanno cambiando il modo in cui pensiamo, conosciamo la realtà e intratteniamo relazioni umane.
I motori di ricerca, al pari dei social e degli smartphone, non sono semplici strumenti di informazione e comunicazione, ma costituiscono l’ambiente culturale nel quale siamo immersi.
Il libro di Spadaro non costituisce però solo una fenomenologia delle trasformazioni antropologiche indotte dalla rivoluzione digitale: la proposta di Cyberteologia è soprattutto un appello al rinnovamento della teologia che, in quanto intelligenza della fede, è chiamata a ripensare se stessa per far fronte alle sfide proprie dell’era di internet.
Infatti l’irruzione delle nuove tecnologie nella nostra vita quotidiana non può non riflettersi sulla fede che, essendo sempre vissuta nel quotidiano, è segnata dalle straordinarie novità che l’avvento del web porta con sé.
È lo stesso autore, nella prefazione al testo, a segnalare come la domanda giusta per leggere il suo testo insiste sul mutamento antropologico che abbiamo dinnanzi agli occhi.
E proprio dinnanzi a questa grande novità che, scrive Spadaro, dobbiamo chiederci “Qual è il suo significato per la fede? In quale mondo viviamo? È lo stesso di una volta? Alla domanda «dove vivi?» che cosa risponderemo? Abitiamo anche un territorio digitale. Che valore assume, nell’era digitale, il fatto che il verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi?”
Il libro, uscito già da 12 anni, è ancora un punto di riferimento, e contribuisce a promuovere una comprensione più approfondita di come la tecnologia influenzi la religione e la spiritualità nel contesto contemporaneo. Soprattutto il libro chiarisce definitivamente come tecnologia digitale non sia concepibile come uno strumento neutro, ma piuttosto un contesto sociale e culturale che richiede una riflessione teologica e una risposta etica da parte dei cristiani.
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