I quattro principi pastorali che Papa Francesco ha offerto alla Chiesa nella Evangelii gaudium hanno spesse volte il valore di categorie ermeneutiche, interpretative, per leggere la realtà alla luce del Vangelo.
La vita è animata da quelle che Romano Guardini definiva tensioni polari, due realtà che si contrappongono e tra le quali l’uomo è chiamato non a scegliere l’una o l’altra ma ad abitarne lo spazio tra l’una e l’altra cercando il punto di equilibrio.
Nella realtà l’una non può mai eliminare completamente l’altra, ma occorre fare una scelta nel lasciare prevalere, non annullare appunto, o l’una o l’altra. Ciò vale per ciascuna delle tensioni che si vivono tra idea e realtà, tra il tempo e lo spazio, tra l’unità e il conflitto e tra il tutto e la parte.
A ben guardare questi principi possono diventare strumenti interpretativi non soltanto dei fatti della vita, che siamo chiamati a leggere e a vivere alla luce del Vangelo, ma anche di quei passi della Sacra Scrittura attraverso cui il Signore ci parla.
È il caso ad esempio della parabola del Buon Samaritano (Lc 10, 25-37) a cui Papa Francesco ha voluto dedicare un intero capitolo della Fratelli tutti, una parabola nota eppure sempre aperta a nuovi suggerimenti, che possiamo provare a leggere ed interpretare attraverso i quattro principi. È alla luce di quelle tensioni bipolari, che ciascuno dei personaggi interpreta, che possiamo cogliere il valore delle loro scelte.
La realtà prevale sull’idea
Ci dice il Papa. Non è così per il sacerdote, né per il levita che di fronte al viandante aggredito e ferito ai bordi della strada lasciano prevalere l’idea della loro purezza da preservare in vista del servizio al tempio piuttosto che non mettere in pratica la misericordia che il loro (e il nostro) Dio agogna. Diverso è il caso del Samaritano, di là di passaggio, che pure scende da cavallo e si avvicina per prestare soccorso. Non prevale in lui l’idea di arrivare per tempo o sano e salvo a destinazione (era evidentemente una strada pericolosa ed esposta alle aggressioni dei briganti), ma vince la realtà di un uomo ferito che ha bisogno di soccorso.
L’unità prevale sul conflitto
Ricorda sempre Francesco. È una tensione che il sacerdote e il levita non assumono nemmeno, sono già fuggiti e ne sono già rifuggiti… Per il Samaritano no. Il conflitto che pure lo vede annoverato tra gli “esclusi” non gli impedisce di riconoscere in quel viandante senza nome e senza identità comunque semplicemente una persona, unito a lui in quella figliolanza divina che ci vuole sempre e comunque fratelli, senza se e senza ma.
Il tempo è superiore allo spazio
Ma per il sacerdote e il levita il loro spazio “sacro” non può essere contaminato da un incontro imprevisto e per ciò stesso inopportuno. Il Samaritano, invece, gli si fa vicino (Lc 10, 34), lascia il suo spazio, la sua comfort zone diremmo oggi, per farsi prossimo. Non solo. Ci dice Luca che “gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno” (Lc 10, 34-35). Dona il suo tempo e dona al ferito le cure per tutto il tempo di cui ha bisogno perché guarisca. Un tempo indefinito ma lungo “fino al suo ritorno”.
Il tutto prevale sulla parte
Non si è soltanto sacerdote, levita, samaritano o viandante ferito. Non si è soltanto oste o brigante. Si è, tutti, parte della stessa umanità. Parte di un tutto che è più grande della dimensione del singolo, con le proprie ragioni e i propri bisogni. Un tutto che ci vede e ci vuole innanzitutto fratelli… fratelli tutti, appunto!
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Nel corso degli anni ha fatto suo il motto paolino «guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1Cor 9, 16). È avvocato, giornalista pubblicista, docente e catechista. Specializzato in teologia fondamentale presso la PFTIM - Sezione “San Luigi” con una tesi sulla fede popolare, ha approfondito nei suoi studi il magistero post-conciliare e in particolare quello di Papa Francesco. È direttore organizzativo del Festival della Teologia “Incontri”.