«Va’ dai miei fratelli» (Gv 20,17)

Tutto è iniziato perché le discepole, prima, e i discepoli di Gesù poi, lo hanno incontrato risorto. Hanno così riletto tutto quello che avevano vissuto alla luce della Sua Pasqua e ne hanno dato testimonianza, finché le “parole” che hanno trovato per raccontare l’inesprimibile esperienza del Risorto, sono state messe per iscritto nei testi neotestamentari.

Sono i testi che in questi giorni vengono annunciati nelle Chiese di tutto il mondo. Non è semplice porre in sinossi i racconti delle apparizioni del Risorto, anche perché i brani che le riportano, a differenza della Passione, sono molto diversi tra di loro. Inoltre, i vangeli della risurrezione sono molto più brevi rispetto a tutta la narrazione precedente.

Uno dei motivi potrebbe essere che la risurrezione per la Chiesa non è tanto una memoria del passato, quanto l’esperienza presente della vita del Signore in mezzo a noi: è qualcosa della quale si vive, piuttosto di qualcosa della quale ci si ricorda. I testi neotestamentari sono stati all’inizio scritti non tanto per essere “letti personalmente”, ma per essere “annunciati ad alta voce” nelle assemblee dei primi cristiani radunati per il culto.

Insieme ai gesti della “Cena del Signore”, con la proclamazione comunitaria di questi testi continuavano a sentire la presenza del Risorto con loro. C’era la consapevolezza di dare “sensibilità” alla presenza “invisibile” del Signore Risorto, affinché continuasse la comunione con Lui iniziata nella Sua vita terrena.

E, insieme, sentivano così crescere la comunione tra di loro, una comunione che poteva coinvolgere tutti coloro che aderivano con fede al Signore e la missione del Maestro attraversasse lo spazio e il tempo, arrivasse in ogni luogo per tutti i secoli, fino a noi oggi.

Con questo spirito dovremmo vivere questi giorni e l’ascolto di questi racconti, così come di tutti i testi biblici. Dopo la morte in Croce di Gesù in quell’unico Venerdì, è iniziato il Sabato senza fine del Padre, del Figlio e dello Spirito che attendono “l’attesa di ogni uomo e donna della storia”.

Ogni uomo e donna di sempre tendono alla scoperta di ciò che dà una vita piena, di un “tesoro, di una perla preziosa” che renda ragione della loro ricerca di senso. Questo “tesoro” è già offerto a tutti: la scoperta del Risorto che apre alla vita infinita dell’abbraccio amoroso del Padre e dello Spirito. Quando una qualsiasi donna o uomo della storia “sentono” il Risorto, escono dal “silenzio” del Sabato Santo e cominciano a entrare nell’“Ottavo giorno”, la “Domenica”.

Il Padre, il Figlio e lo Spirito attendono che ci accorgiamo del “loro tenerci in braccio” oggi. Ecco perché i racconti evangelici di risurrezione sono brevi e diversi: sono “aperti” all’incontro con tutti. Ogni volta che una figlia o un figlio del mondo si accorgono, “credono senza aver visto” (Gv 20,29), si aggiunge una pagina al Vangelo, continua a compiersi la missione del Figlio, la speranza trinitaria.

Così in Gv 20,11-18 leggiamo dell’incontro del Risorto con Maria di Magdala, un brano che può essere letto tenendo in filigrana il poema dell’innamorata del Cantico dei Cantici che non trova più il suo innamorato, e quando finalmente lo trova lo abbraccia e non vuole più lasciarlo (cfr. Ct 3,1-4).

Maria non riconosce Gesù Risorto, pensa che sia il “custode del giardino”. Ci vuole tempo a riconoscere il “nuovo mondo” del Risorto, c’è un linguaggio diverso da imparare. Lo riconosce quando Gesù la chiama per nome, come l’innamorata del Cantico che sapeva riconoscere, pur non vedendolo ancora, la “voce” del suo “diletto”.

Questo particolare è molto importante: ora il Signore lo puoi riconoscere da una “Voce” che sa dire il tuo nome. Potremmo dire da una Comunità che annuncia il Risorto con una “voce” che ha la forza di darti “identità”, di dirti chi sei davvero …

Il racconto di Gv 20 ci lascia immaginare che a questo punto Maria di Magdala, come la donna del Cantico, lo abbracci e non voglia più perderlo. Gesù sembra scostarla e dirle di andare a chiamare tutti gli altri, perché Lui non vuole fare festa solo con lei. «Va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17): Gesù ci vuole tutte e tutti, e “sta ancora salendo al Padre” che è “Suo e vostro”, è di “tutti”.

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ci vogliono tutti con loro e l’Ascensione di Gesù sta continuamente avvenendo, finché non sarà rimasto un solo figlio da portare nel “Sabato senza fine/Domenica”, finché non sarà scritta l’ultima pagina del Vangelo …

È questo che oggi iniziamo e continuiamo a celebrare e a testimoniare. È questa la speranza trinitaria, l’attesa di Dio che incontra l’attesa dell’umanità intera. E questo dovrebbe essere il nostro primo desiderio … Buona Pasqua

foto di Don Davide Bertocchi
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Ordinato presbitero a Milano il 10/06/1995. Licenziato in Teologia Biblica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, sezione S. Luigi. Attualmente collabora con
l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano ed è vicario parrocchiale in S.Barnaba – Milano, all’interno della “Comunità Pastorale della Visitazione”.

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