Rinascere nel mistero pasquale

Come ci insegnano egregiamente i mistici, il cammino spirituale è un mistero di morte e resurrezione costellato da ostacoli e difficoltà, gioie e speranze attraverso cadute e risalite. Questo percorso della vita di fede, attraverso cui inevitabilmente passiamo tutti, riecheggia ciò che abbiamo sperimentiamo nel battesimo.

Come afferma infatti S. Paolo, l’uomo si unisce alla morte di Cristo, viene sepolto con Lui per risorgere a vita nuova attraverso il lavacro del battesimo, “con Lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in Lui anche siete stati insieme resuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2, 12).

Il battezzato, quindi si spoglia dell’uomo vecchio, si spoglia della tunica del peccato per rivestirsi di Cristo, della tunica splendente del Signore Risorto, “se infatti siamo stati completamente uniti a Lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la Sua resurrezione. Sappiamo bene infatti che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso insieme con Lui (Rm 6,5-6).

Ecco perché il rito del battesimo viene celebrato durante la Veglia di Pasqua assumendo attraverso il suo simbolismo un valore intrinseco molto forte.

Non dimentichiamo che il modo più antico di battezzare, a partire da Gesù e successivamente dagli apostoli è per immersione (cfr. Gv3,23; At 8,38-39), rito che risulta sicuramente molto più espressivo della sepoltura di Cristo rispetto all’infusione con un po’ di acqua sul capo e dell’emersione dall’acqua che richiama la resurrezione.

Sappiamo bene però che il rito più diffuso ormai da secoli risulta essere il battesimo per infusione pur restando quello per immersione, anche secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica molto più espressivo (CCC 1239).

Infatti, nel battesimo per immersione, il battezzando scendeva nell’acqua dopo essersi spogliato delle sue vesti per poter dopo riemergere e rivestirsi della tunica bianca, simbolo dell’uomo nuovo partecipe della risurrezione di Cristo, che doveva essere indossata durante tutta l’ottava di Pasqua, precisamente fino alla dominica in albis che chiude la grande settimana pasquale.

La memoria di ciò è ben visibile nelle vasche battesimali cruciformi e nei battisteri a pianta ottagonale che ricorda l’ottavo giorno, la promessa della vita eterna dopo la morte, il giorno senza tramonto.

Durante la Veglia di Pasqua questa simbologia acquisiva ancora più forza grazie alla liturgia della luce che aiutava il catecumeno a contemplare il mistero delle tenebre della morte squarciate dalla luce del Cristo Risorto.

Cirillo di Gerusalemme nelle sue Catechesi mistagogiche scrive a tal proposito:

Come il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel cuore della terra, così anche voi con la prima emersione avete imitato il primo giorno del Cristo sottoterra e nella immersione la notte. Colui che è nella notte più non vede e chi, invece, è nel giorno vive la luce, così nella immersione, come nella notte, nulla vedete, ma nella emersione di nuovo vi trovate come nel giorno. Nello stesso tempo siete morti e rigenerati. Quest’acqua salutare fu la vostra tomba e la vostra madre” (Catechesi Mistagogiche 2, 4).

Da questo momento in poi inizia per il cristiano il cammino nella comunità cristiana per permettere all’azione dello Spirito Santo di portare a piena manifestazione quel mistero di morte e risurrezione che è avvenuto nel battesimo. È impossibile quindi sperimentare la vita del Risorto senza essere prima crocifissi e morti con Lui, non si può risorgere a vita nuova senza prima essere morti e sepolti.

Danila Pompilio
danilapompilio@yahoo.it | + posts

Teologa e consulente familiare, da anni docente di religione e della scuola di comunicazione e di Consulenza Familiare di Napoli. È direttore del Consultorio familiare Agape ODV e appassionata di teologia della famiglia e psicologia.

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