La storia, lenta e stanca, sale ripida accompagnando ciascuno verso un sentiero inesplorato. La sensazione è di essere nel bel mezzo di una seduta di psicoterapia durante la quale ciascuno raccoglie i suoi pensieri, le sue domande più intime, scoprendosi bisognoso di mostrare i propri limiti, le proprie ferite e sentirsi accolto da chi ascolta.
Siamo di fronte alla descrizione di una tipica giornata di cura, in cui Gesù è impegnato a guarire e a sanare, mentre il gruppo ristretto alimenta sospetti e pregiudizi, ergendosi a giudice dei suoi stessi fratelli. E così, al calare delle ombre, attorno ad un fuoco da campo, dopo l’arrivo di Maria, Madre di Gesù, ci si accorge della sua importanza.
L’episodio è letteralmente una perla di rara bellezza. Un gioco costruito con attenzione e delicatezza, un crescendo di emozioni contrastanti: notte e miracoli, tenerezza e rigidità, conforto e sospetto, perdono e rabbia.
E se Pietro da un lato presenta il conto a Matteo, dall’altro Maria si prende cura di un Gesù stanco. Scena che smuove le viscere, che stringe un nodo in gola.
La tenerezza silenziosa di una madre distrugge le chiacchiere umane degli stretti collaboratori di suo figlio. La perla ai porci, non citata, è la sintesi dell’intero episodio.
Trentaquattro minuti da vedere e consigliare ai dubitanti.
Voto: 8
Ti potrebbe interessare anche:
Attualmente insegna IRC nelle scuole secondarie a Roma, collabora con l'equipe pastorale di Porto Santa Rufina per la formazione e la catechesi. Già baccelliere in teologia presso la PFTIM San Tommaso, ha approfondito gli studi di licenza in cristologia dogmatica. Dottore in Lettere e filologia moderna, è coautore di un saggio sul pensiero teologico e politico su Lutero, Calvino e Zwingl