In memoria di Mons. Antonio Pitta
Alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale vi era la sensazione che le lezioni su “Paolo e Atti” fossero preparate meticolosamente ancor prima che il professore calcasse la pedana in legno, abbandonasse gli strumenti del lavoro su sedia e cattedra, e iniziasse a scrivere alla lavagna, creando attesa e curiosità.
Penna alla mano e qualche sparuto brusìo, prima della spiegazione introduttiva e rigorosamente schematica della scaletta degli argomenti di giornata, certi di dover tirare un lungo respiro prima di percorrere un pezzo di strada insieme sperando di non lasciare indietro neppure una parola, un termine, un pensiero.
E allora si scriveva tanto, per ore, immersi in un flusso profondo e complesso di riferimenti contestuali, sinossi, commenti e prospettive.
Il professore Antonio Pitta, da noi studenti, si è fatto conoscere come profondo cultore delle lingue e della cultura classica, analizzando gli scritti di Paolo con gli occhi di un suo contemporaneo, confrontando testi della cultura mediterranea, inserendo il cristianesimo in un mondo pagano, una società diversa che ribolliva di tradizioni, ma anche di attese ed emozioni.
E, meditando con trasporto la Lettera ai Filippesi, sostava con un sospiro stanco sul “Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio, ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, proseguo la corsa verso la mèta per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù.” (Fil 3,13-14).
Una stanchezza dell’anima, profonda ed ancestrale, sintonizzata sulle stesse o probabili emozioni di un Paolo in carcere, al cospetto di un limite imminente, impossibile da evitare, rassegnato ma paradossalmente rianimato, incoraggiato a gareggiare ancora, come in una corsa verso una meta sempre più evidente, nitida, all’orizzonte, al di là della comprensione umana.
Don Antonio Pitta lascia un tesoro inestimabile di cultura cristiana da riscoprire e incarnare nel quotidiano, fondendo studio, preghiera, ricerca e testimonianza, ricordando sempre che, nonostante gli sforzi profusi per una vita intera non saremo altro che “nani sulle spalle di giganti”.
A Dio, Don Antonio.
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Attualmente insegna IRC nelle scuole secondarie a Roma, collabora con l'equipe pastorale di Porto Santa Rufina per la formazione e la catechesi. Già baccelliere in teologia presso la PFTIM San Tommaso, ha approfondito gli studi di licenza in cristologia dogmatica. Dottore in Lettere e filologia moderna, è coautore di un saggio sul pensiero teologico e politico su Lutero, Calvino e Zwingl