Questa mattina, intorno alle 10.00, il mondo intero è stato scosso da una notizia tristissima e inaspettata: Papa Francesco è tornato tra le braccia del Padre.

Jorge Mario Bergoglio alle ore 07.35 di questo lunedì 21 aprile, lunedì dell’ottava di Pasqua, giorno in cui la Chiesa cattolica prolunga la gioia della Pasqua, ricordando l’annuncio della resurrezione data dall’Angelo alle donne giunte al sepolcro di Gesù, ha concluso il suo viaggio terreno, aprendosi alla vita eterna e contemplando faccia a faccia quel Dio che ha annunciato e servito per tutta la vita.

Il primo Santo Padre proveniente dalle Americhe nasce a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, figlio di due immigrati piemontesi: suo padre Mario fa il ragioniere per le ferrovie, mentre sua madre Regina Sivori si occupa della casa e dell’educazione dei figli.

Diplomatosi come tecnico chimico, entra a far parte della Compagnia di Gesù nel 1958. Creato cardinale nel concistoro del 21 febbraio 2001da Giovanni Paolo II, la sua figura diventa sempre più popolare e amata nell’America Latina grazie alla sua costante vicinanza ai poveri e agli emarginati. Nel 2002 rifiuta la nomina a presidente della Conferenza Episcopale Argentina, ma tre anni dopo viene eletto e poi riconfermato per un altro triennio nel 2008.

Partecipa nel 2005 al conclave che elegge Papa Benedetto XVI ottenendo, già in quell’occasione, non pochi voti e divenendo uno dei possibili papabili. Verrà eletto Sommo Pontefice il 13 marzo del 2013, durante il conclave seguito alle dimissioni di Papa Ratzinger annunciate l’11 febbraio del 2013.

Ho un ricordo nitido della prima volta in cui Papa Bergoglio si affacciò dalla loggia centrale della basilica di Piazza San Pietro, proprio nella sera della sua elezione al soglio pontificio, pronunciando quelle semplici parole, accompagnate da un sorriso sincero, che fecero entrare quel cardinale preso alla fine del mondo nel cuore di tutti: “Fratelli e sorelle, buonasera…”.

Uno stile semplice, amicale, attento alle piccole cose, profondo, essenziale, che ha sempre distinto il suo pontificato e il suo magistero. Uno stile e un operato che si comprese già nella scelta del nome: Francesco.

Un richiamo al Patrono d’Italia, il poverello di Assisi, che spogliò se stesso di tutte le ricchezze per farsi sempre più simile a Cristo, che seppe vedere Dio nella bellezza delle sue creature, che scrisse: “Oh Signore, fa di me uno strumento della tua pace”. La scelta coraggiosa di questo nome fu il primo atto di una rivoluzione che Francesco ha portato avanti fino all’ultimo dei suoi giorni, una rivoluzione fatta di gesti concreti, di parole forti, pronunciate senza paura, contro quei potenti della Terra che stanno trascinando l’umanità alla deriva, e contro coloro che lo hanno osteggiato, e che oggi nell’ipocrisia lo piangono, perché le sue parole, portatrici di verità, non potevano essere strumentalizzate per i propri fini.

Oggi ognuno di noi si sente più solo, avverte un vuoto e un dolore a cui è difficile dare voce, la consapevolezza è che si è spenta una luce per questo mondo che brancola sempre più nel buio.

A noi tutti ora il compito di portare avanti la sua eredità immensa: la capacità di immaginare una Chiesa tra le strade del mondo, in uscita, che non puzza di sacrestia, una Chiesa vicina agli ultimi, ai diseredati, capace di scorgere il volto di Cristo in ogni uomo; una Chiesa attenta alle problematiche ambientali (quella di Francesco è stata la voce più eloquente, e forse anche l’unica, che negli ultimi anni si è levata contro lo sfruttamento sconsiderato delle risorse della Terra e della conseguente disuguaglianza sociale che ne deriva).

Una Chiesa capace di adoperarsi per la realizzazione del sogno di una fratellanza universale, che vada al di là delle fedi religiose, delle diversità, delle etnie; una Chiesa che si adoperi per la pace e non abbia paura di scagliarsi contro i fautori di ogni guerra; una Chiesa che sappia dare sempre più voce alle donne, che furono custodi dell’annuncio più importante della storia dell’umanità, quello della resurrezione.

Oggi Francesco è tornato nel seno di Dio, ma il suo messaggio continuerà a camminare, a portare frutto, la sua capacità di abbattere i muri dell’odio, dell’indifferenza, dell’egoismo, di oltrepassare i confini e le barriere, di andare oltre, continuerà ad essere un faro di luce abbagliante per questo mondo ferito.

In questo giorno di profonda tristezza, sono state soprattutto due le immagini di Francesco che mi hanno accompagnato: la prima risalente al 27 marzo 2020, quando il Papa cammina da solo in una Piazza San Pietro deserta, in pieno lockdown, sotto una pioggia leggera, avanzando verso il crocifisso di San Marcello che salvò Roma dalla peste del 1600, caricando su di sé le sofferenze del mondo intero ferito dal Covid e implorando Dio di fermare la pandemia.

La seconda immagine risale solo a ieri, a quella benedizione Urbi et Orbi, nel giorno di Pasqua dell’anno giubilare 2025, che rimarrà per sempre nella storia e nel cuore di tutti. Francesco appare visibilmente provato, eppure si mostra ancora, nella sua profonda fragilità umana, non si risparmia e continua ad andare incontro al suo gregge con amore di padre, spinto da quella caparbietà che sempre lo ha contraddistinto, pronunciando parole profetiche che oggi risuonano come il suo testamento:

“Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! Davanti alla crudeltà dei conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità”.

Oggi è il tempo del silenzio, della preghiera con la quale ringraziamo Dio per averti donato alla Sua Chiesa, tanti sentieri hai tracciato durante il tuo pontificato, tanti percorsi hai cominciato, preghiamo lo Spirito che ci doni un successore capace di proseguire il tuo operato e di realizzare quella Chiesa aperta, immagine piena del Vangelo, immagine del Concilio Vaticano II, che tu hai sognato e che noi abbiamo solo intravisto attraverso i tuoi gesti.

All’eternità Jorge!

Mariavelia Loguercio teologa
mariavelialoguercio84@gmail.com |  + posts

Teologa, studiosa di ebraismo e appassionata di astronomia. Impegnata da anni nel dialogo Interreligioso, docente di religione e docente di ebraico ed esegesi dell’A.T. presso ISSR San Matteo (SA).

Lascia un commento