Lo scorso 11 dicembre la Conferenze episcopale italiana ha pubblicato una nota sull’insegnamento della religione nelle scuole, al fine di condividere con gli studenti e con le famiglie, oltre che con gli stessi insegnanti e l’opinione pubblica sul ruolo che va assumendo l’IRC nel contesto dinamico della società italiana.
Come osservano i Vescovi
«In questi decenni, il sistema scolastico ha visto un costante sviluppo volto a mettere sempre più al centro gli alunni e i loro bisogni formativi, con una particolare attenzione pedagogica finalizzata alla crescita integrale degli studenti. […] L’orientamento assunto di recente con l’insegnamento dell’educazione civica, affidata alla corresponsabilità sinergica di tutti i docenti, evidenzia che ci sono livelli di apprendimento e percorsi di formazione della coscienza civile a cui tutti gli insegnanti sono chiamati a dare il proprio contributo».
In altri termini, l’insegnamento di religione, al pari degli altri docenti, ma in un certo modo anche di più rispetto agli altri docenti, è chiamato a svolgere un ruolo cruciale nella crescita personale dei ragazzi:
«L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni di affrontare le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana. Lo studio delle fonti e delle forme storiche del cattolicesimo è parte integrante della conoscenza del patrimonio storico, culturale e sociale del popolo italiano e delle radici cristiane della cultura europea».
Resta tuttavia la difficoltà di fondo di una disciplina “fondamentale” eppure “opzionale” che ha lo scopo di garantire la laicità dell’insegnamento dai maldestri tentativi di un ideologico “laicismo” da un lato e di una improponibile caratterizzazione confessionale dall’altro.
In questi ultimi anni, pur nella continuità degli accordi concordatari,
«l’Irc ha saputo trasformarsi e rinnovarsi, rispondendo negli anni alle domande della scuola e della società italiana. Un esempio di tale apertura è offerto dalle schede per conoscere l’Ebraismo e l’Islam, predisposte dagli uffici della Segreteria Generale della CEI rispettivamente con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, in vista della redazione dei libri scolastici e della formazione degli insegnanti di religione».
Papa Leone XIV ha messo in evidenza «quanto sia prezioso, per ciascuno, amare e comunicare la propria storia e cultura, con i suoi segni e le sue espressioni: più si riconosce e si ama serenamente ciò che si è, più è facile incontrare e integrare l’altro senza paura e a cuore aperto»
Sottolinea infatti la nota che negli ultimi anni, in controtendenza rispetto ad alunni non avvalentisi «anche alunni appartenenti a diverse confessioni e ad altre religioni, e persino giovani indifferenti e non credenti, decidono di avvalersi dell’Irc».
Ecco dunque perché appare evidente come
«la presenza nella scuola della cultura religiosa sia non solo legittima ma anche necessaria. […] Una sana laicità, infatti, non si declina con la cancellazione del fatto religioso, ma con il suo riconoscimento e la sua piena valorizzazione quale patrimonio sociale e culturale, e non solo come espressione di una sensibilità individuale più o meno tollerata».
La nota della CEI riconosce quindi che:
«Il sistema può essere sempre migliorato e anche modificato, ma alla luce di questi quarant’anni di esperienza è possibile affermare che la strada imboccata è comunque positiva, nonostante le difficoltà, e ha contribuito alla formazione di uomini e donne più consapevoli del fatto religioso, del mondo in cui vivono e dei valori condivisi di cui in diversi modi sono portatori, senza i quali la stessa vita civile sarebbe più povera e disorientata».
Alle scuole serve laicità e non laicismo, la stessa educazione all’affettività può trovare nella riscoperta del senso religioso radici più solide. In fondo il rispetto della persona umana parte proprio da qui.
Se vuoi approfondire, qui sotto pui leggere e scaricare la nota pastorale.
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