Pierre Teilhard Chardin è stato un rinomato teologo, filosofo, paleontologo, gesuita, francese , vissuto tra il 1881 e il 1955.
In vita ha preso parte alle più importanti ricerche sulla evoluzione umana associando ad esse una riflessione integrale sulla maturazione della coscienza dell’individuo nel cosmo.
Solo alla morte è stato possibile scoprire il contenuto dei suoi maggiori studi teologici unici per il tentativo di orientarli ad una visione meramente scientifica.
Sin dal principio degli studi è attratto dalla materia e dalla sua solidità che tuttavia manifesta il suo essere imperfetto e la sua evoluzione costante rispetto al tempo.
Lo studio sulla consistenza della materia è sostituito dal concetto di “convergenza”. La materia, secondo Teilhard, porta in sé la “coscienza” come principio organizzativo tale da esprimersi nell’evoluzione non come processo deterministico ma teleologico.
L’evoluzione è osservata in fase embrionale (mondo inorganico) , vitale (biosfera), nell’essere umano e coscienza (noosfera), che a sua volta è orientato al vero culmine dell’atto creativo-evolutivo (punto Omega): il Cristo cosmico, punto di sintesi dell’intera umanità.
Il giovane Teilhard
Affascinato dagli studi letterari , filosofici e matematici, è obbligato a lasciare la Francia a causa di leggi ferree contro la Compagnia di Gesù, nella quale opera come novizio.
Il giovane teologo viaggia così prima in Egitto, dove si interessa di geologia, fisica e paleontologia, approfondendo la teoria dell’evoluzione; poi in Gran Bretagna e nuovamente a Parigi, prima di partecipare alla Prima Guerra Mondiale come barelliere ricevendo la croce al merito e la nomina a cavaliere della Legion d’Onore.
Già in quegli anni tenta di conciliare la teoria evoluzionista alla dottrina del peccato originale suscitando inquietudine nelle frange conservatrici della Chiesa. Per questo motivo è trasferito in Cina fino al 1946 con l’obbligo di non pubblicare nulla. Ma Teilhard è instancabile e intraprende spedizioni paleontologiche in Asia, Europa e America. Approfondisce la mistica orientale offrendo una prospettiva dialogica con i sistemi teologici occidentali.
Dopo una parentesi a Parigi, si ritira a New York dove vivrà fino alla morte nel 1955.
Il teologo e il malumori dei colleghi
Teilhard elabora una sintesi della storia dell’universo e dell’umanità a partire da un impianto teorico basato sulla “Legge di complessità e coscienza” che conduce l’uomo a Dio. I malumori in ambito accademico tra i conservatori e gli innovatori causano una grossolana accusa di pantesimo dalla quale de Chardin si difende chiarendo di non pensare a prospettive “omologanti” o “induizzanti”.
La curia eviterà la condanna esemplare soffermandosi su un “monitum”, una specie di inibizione accademica e religiosa. Solo a partire dal 1962 , il gesuita Henri de Lubac cerca di riabilitare la figura dello scienziato teologo ne “Il pensiero religioso di Pierre Teilhard de Chardin”.
Gradualmente è caduta la diffidenza verso le sue opere al punto da essere citato da Paolo VI e non ultimo Benedetto XVI sottolineando la “grande visione” operante in una “liturgia cosmica”(noosfera).
Così Teilhard de Chardin scrive nell’ Inno alla Materia:
“Benedetta sii tu, universale Materia, durata senza fine, Etere senza sponde, triplice abisso delle stelle, degli atomi, e delle generazioni, tu che travalicando e dissolvendo le nostre anguste misure, ci riveli la dimensione di Dio”.
Eugenio Montale a lui così si rivolge con tono aspro:
“Paleontologo e prete, ad abundantiam
Uomo di mondo, se vuoi farci credere
Che un sentore di noi si stacchi dalla crosta
Do quaggiù, meno crosta che paniccia,
per allogarsi poi nella noosfera
che avvolge le altre sfere o è in condominio
e sta nel tempo(!)
Ti dirò che la pelle mi si aggriccia
Quando ti ascolto”.
— Eugenio Montale
immagine di copertina: Pierre Teilhard de Chardin. | Flickr/thierry ehrmann. CC BY 2.0
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Attualmente insegna IRC nelle scuole secondarie a Roma, collabora con l'equipe pastorale di Porto Santa Rufina per la formazione e la catechesi. Già baccelliere in teologia presso la PFTIM San Tommaso, ha approfondito gli studi di licenza in cristologia dogmatica. Dottore in Lettere e filologia moderna, è coautore di un saggio sul pensiero teologico e politico su Lutero, Calvino e Zwingl