I discorsi sull’Educazione di Martin Buber si collocano all’interno della sua esperienza culturale ebraica e si innestano nel suo impegno educativo sia in ambito giovanile sia nell’educazione degli adulti. Il compito educativo viene fondato su una dimensione spirituale di riconoscimento dell’altro più che su tecniche standardizzate e riproponibili. Il primo discorso, che egli definisce “Discorso sull’Educativo”, fu pronunciato nel 1925 durante la terza Conferenza Internazionale di Pedagogia di Heidelberg su Lo sviluppo delle energie creative nel bambino.
Il bambino possiede un impulso creativo originario e vuole essere il soggetto del processo di produzione delle cose manifestando così la sua spontaneità. Secondo Buber la psicologia ha insistito troppo sulla libido come elemento fondante della relazione tra madre e figlio condizionando anche il modo di considerare e impostare la relazione tra l’educatore e l’educando.
Il bisogno di relazione è centrale, ed a questo che l’educatore deve rispondere. L’educatore deve fare in modo che il bambino sperimenti il legame nella libertà eliminando la dimensione coercitiva e un approccio fondato sul dominio.
La relazione deve escludere la dimensione erotica cioè il voler godere delle persone, deve mantenere l’equilibrio tra confidenza e distanza senza valicare i confini. Buber afferma che
«l’educativo è un’alta ascesi: un’ascesi che gioisce del mondo in virtù della responsabilità e del farsi carico di un ambito vitale sul quale agire, ma senza intervenire né con la volontà di potenza, né con le modalità proprie dell’eros»1
Il rapporto educativo è profondamente dialogico. Buber distingue tre forme di questo rapporto dove il contenimento gioca un ruolo importante. Il cuore del pensiero buberiano è l’importanza di una percezione dell’altro dal punto di vista dell’altro senza che ciò porti a sostituirsi all’altro. L’educatore deve comprendere ciò che prova l’educando ma egli non può percepire l’educazione dal punto di vista di chi educa.
Una relazione educativa responsabile è proprio assumere e accettare questa disparità senza cancellare la sua dimensione dialogica.
- BUBER M., Discorsi sull’Educazione, Armando Editore, Roma 2009, 54
Ti potrebbe interessare anche:
Teologa e consulente familiare, da anni docente di religione e della scuola di comunicazione e di Consulenza Familiare di Napoli. È direttore del Consultorio familiare Agape ODV e appassionata di teologia della famiglia e psicologia.