Giuseppe, sposo di Maria, una figura che troppo spesso passa inspiegabilmente in secondo piano, lo poniamo distratti nei nostri presepi, ma non lo conosciamo, non ci fermiamo a meditare sull’importanza che ha avuto il suo “si” nell’economia della salvezza, nella realizzazione del disegno di Dio… anche lui, come Maria, ha dovuto avere coraggio, trovare dentro di se un enorme coraggio, per abbracciare il progetto divino.
Giuseppe nel vangelo di Matteo
Nei vangeli viene menzionato poco, è l’evangelista Matteo che ne parla maggiormente. Sappiamo che l’Angelo apparve per tre volte in sogno a Giuseppe per manifestargli la volontà del Signore, i sogni sono fondamentali nel vangelo dell’infanzia di Matteo e ancora più importanti nell’Antico Testamento, perché rappresentano il luogo privilegiato della comunicazione di Dio con l’uomo, è infatti attraverso i sogni che il Signore comunica le sue volontà e fa conoscere i suoi progetti, ma leggiamo insieme i versetti di Matteo:
Dal vangelo di Matteo Giuseppe, il carpentiere, ci è presentato come “un uomo giusto”, ma la giustizia di Giuseppe non è quella derivante dall’osservanza scrupolosa dei comandamenti, ma è quella che nasce dal compiere gioiosamente e fedelmente la volontà di Dio. Giuseppe è obbediente alla Parola e consegna tutta la propria vita ad un progetto che lo trascende…egli assumerà nei confronti di Gesù una grandissima responsabilità, espressa dal fatto che, secondo l’ordine angelico, sarà lui a dare il nome al figlio generato da Maria. L’atto del dare il nome significa che egli conferisce a quel bambino la sua identità sociale, e che, grazie a questo, Gesù può essere riconosciuto come vero discendente di Davide, così come era stato predetto del Messia dai profeti.
Giuseppe nel vangelo di Luca e Giovanni
Gli eavngelisti Luca e Giovanni invece faranno riferimento a Giuseppe in maniera indiretta, solo per dire che Gesù era suo figlio.
Giuseppe nei vangeli apocrifi
Molte più informazioni sulla figura di Giuseppe, spesso davvero tanto fantasiose, le troviamo invece nei vangeli apocrifi, che sembrano quasi, in un certo senso, voler sopperire alla scarsità di informazioni sul padre putativo di Gesù riportate dai vangeli canonici.
Molte delle cose che crediamo su Giuseppe le attingiamo dai vangeli apocrifi, spesso senza neppure saperlo, come ad esempio la convinzione che fosse molto più anziano di Maria. Nel “Protovangelo di Giacomo”, un testo della seconda metà del II secolo, Giuseppe è presentato come un uomo vedovo, che dal precedente matrimonio aveva avuto già alcuni figli, per questo già piuttosto avanti con gli anni.
Egli avrebbe “preso in custodia” Maria che, cresciuta nel Tempio, a causa della comparsa del ciclo mestruale dovette lasciare il luogo sacro, tra i due quindi, secondo questo testo, non ci fu un vero e proprio legame matrimoniale. E’ molto chiaro che il testo, trasformando Giuseppe in un custode anziano e vedovo con prole, tende a salvaguardare il dogma della verginità perpetua di Maria prima, durante e dopo il parto.
Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi rifiuta l’immagine di un Giuseppe molto avanti con gli anni, come già aveva fatto in maniera decisa san Girolamo, affermando che l’ipotesi più accreditata a livello storico è che Giuseppe avesse poco più di 20 anni al momento del matrimonio con Maria che invece non doveva superare i 15.
La morte di Giuseppe
Il “Protovangelo di Giacomo” racconta anche la morte di Giuseppe, narrazione del tutto assente nei vangeli canonici, affermando che egli morì poco prima dell’inizio del ministero pubblico di Gesù, del quale perciò non fu testimone.
In un altro testo apocrifo, “Storia di Giuseppe il falegname”, datato intorno al V-VI secolo e giunto fino a noi in lingua copta ed araba, ma probabilmente redatto in un originale greco, è Gesù stesso che narra la morte di Giuseppe con una dovizia di particolari davvero sconcertante.
Secondo questo testo, in maniera alquanto inverosimile, Giuseppe morì a Nazareth ultracentenario a causa di una malattia improvvisa. Al capezzale di Giuseppe morente troviamo a confortarlo Gesù e Maria, oltre ai tre Arcangeli che avrebbero accompagnato la sua anima in paradiso dopo la morte, direttamente tra le braccia di Dio. Il racconto del transito di San Giuseppe, così come è narrato nei testi apocrifi, ha ispirato numerosi artisti che nel corso dei secoli hanno rappresentato gli ultimi attimi della vita di Giuseppe alla presenza di Maria e Gesù.
E’ chiaro che i testi apocrifi non possono essere considerati storicamente attendibili, essi infatti “imitano”, quanto al soggetto e alla forma i testi canonici, cercando di soddisfare curiosità, completando omissioni e sviluppando temi solo accennati nei libri ispirati. Questi racconti, inoltre, privilegiano un motivo dogmatico: affermare la verginità perpetua di Maria e la divinità di Gesù bambino, inserendo racconti di miracoli di ogni genere, fantasiosi e spesso del tutto grotteschi.
Giuseppe nella storia della chiesa
Se nei vangeli abbiamo pochi riferimenti a Giuseppe, ancor meno ne abbiamo nella storia della Chiesa che per molti secoli ha ignorato del tutto la sua figura che è stata portata alla luce solo nel 19 secolo, quando papa Pio IX l’8 dicembre 1870 proclamò San Giuseppe patrono della Chiesa universale e ne solennizzo la festa il 19 marzo. Si deve, invece, al pontificato di Leone XIII il più ampio documento pontificio sulla figura di Giuseppe , infatti con l’enciclica Quanquam pluries (1889) vengono spiegati i fondamenti teologici dei privilegi concessi a San Giuseppe e la sua missione nella Chiesa:
Conclusioni
E’ importante evidenziare come nei vangeli non viene mai riportata alcuna parola di Giuseppe: assolto il suo compito, egli scompare di scena, ma il suo silenzio è colmo di fede e di amore.
Il figlio di Dio è affidato dunque all’amore di Giuseppe che incarna in maniera piena la paternità che si esprime attraverso la cura che avrà nei confronti di Gesù….
Giuseppe, uomo giusto, uomo della cura insegnaci ad avere cura!
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Teologa, studiosa di ebraismo e appassionata di astronomia. Impegnata da anni nel dialogo Interreligioso, docente di religione e docente di ebraico ed esegesi dell’A.T. presso ISSR San Matteo (SA).