Giuseppe, sposo di Maria, una figura che troppo spesso passa inspiegabilmente in secondo piano, lo poniamo distratti nei nostri presepi, ma non lo conosciamo, non ci fermiamo a meditare sull’importanza che ha avuto il suo “si” nell’economia della salvezza, nella realizzazione del disegno di Dio… anche lui, come Maria, ha dovuto avere coraggio, trovare dentro di se un enorme coraggio, per abbracciare il progetto divino.

Giuseppe nel vangelo di Matteo

Nei vangeli viene menzionato poco, è l’evangelista Matteo che ne parla maggiormente. Sappiamo che l’Angelo apparve per tre volte in sogno a Giuseppe per manifestargli la volontà del Signore, i sogni sono fondamentali nel vangelo dell’infanzia di Matteo e ancora più importanti nell’Antico Testamento, perché rappresentano il luogo privilegiato della comunicazione di Dio con l’uomo, è infatti attraverso i sogni che il Signore comunica le sue volontà e fa conoscere i suoi progetti, ma leggiamo insieme i versetti di Matteo:

Dal vangelo di Matteo
(1,18-25)

18 Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20 Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21 ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
22 Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele
,

che significa Dio con noi24 Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; 25 senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

(2, 13-15)
13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”.
14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio

(2, 19-23)
19 Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino”. 21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23 e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: “Sarà chiamato Nazareno”.

( 13, 55-56)
55 Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56 E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?

Dal vangelo di Matteo Giuseppe, il carpentiere, ci è presentato come “un uomo giusto”, ma la giustizia di Giuseppe non è quella derivante dall’osservanza scrupolosa dei comandamenti, ma è quella che nasce dal compiere gioiosamente e fedelmente la volontà di Dio. Giuseppe è obbediente alla Parola e consegna tutta la propria vita ad un progetto che lo trascende…egli assumerà nei confronti di Gesù una grandissima responsabilità, espressa dal fatto che, secondo l’ordine angelico, sarà lui a dare il nome al figlio generato da Maria. L’atto del dare il nome significa che egli conferisce a quel bambino la sua identità sociale, e che, grazie a questo, Gesù può essere riconosciuto come vero discendente di Davide, così come era stato predetto del Messia dai profeti.

Giuseppe nel vangelo di Luca e Giovanni

Gli eavngelisti Luca e Giovanni invece faranno riferimento a Giuseppe in maniera indiretta, solo per dire che Gesù era suo figlio.

Dal vangelo di Luca

(1, 26-27)
26 Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria

(2, 48-50)
48 Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. 49 Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. 50 Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

(4,22)
22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?

Dal vangelo di Giovanni
(1,45)
45 Filippo trovò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret”

(6,42)
42 E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?”.

Giuseppe nei vangeli apocrifi

Molte più informazioni sulla figura di Giuseppe, spesso davvero tanto fantasiose, le troviamo invece nei vangeli apocrifi, che sembrano quasi, in un certo senso, voler sopperire alla scarsità di informazioni sul padre putativo di Gesù riportate dai vangeli canonici.

Molte delle cose che crediamo su Giuseppe le attingiamo dai vangeli apocrifi, spesso senza neppure saperlo, come ad esempio la convinzione che fosse molto più anziano di Maria. Nel “Protovangelo di Giacomo”, un testo della seconda metà del II secolo, Giuseppe è presentato come un uomo vedovo, che dal precedente matrimonio aveva avuto già alcuni figli, per questo già piuttosto avanti con gli anni.

Egli avrebbe “preso in custodia” Maria che, cresciuta nel Tempio, a causa della comparsa del ciclo mestruale dovette lasciare il luogo sacro, tra i due quindi, secondo questo testo, non ci fu un vero e proprio legame matrimoniale. E’ molto chiaro che il testo, trasformando Giuseppe in un custode anziano e vedovo con prole, tende a salvaguardare il dogma della verginità perpetua di Maria prima, durante e dopo il parto.

Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi rifiuta l’immagine di un Giuseppe molto avanti con gli anni, come già aveva fatto in maniera decisa san Girolamo, affermando che l’ipotesi più accreditata a livello storico è che Giuseppe avesse poco più di 20 anni al momento del matrimonio con Maria che invece non doveva superare i 15.

La morte di Giuseppe

Il “Protovangelo di Giacomo” racconta anche la morte di Giuseppe, narrazione del tutto assente nei vangeli canonici, affermando che egli morì poco prima dell’inizio del ministero pubblico di Gesù, del quale perciò non fu testimone.

In un altro testo apocrifo, “Storia di Giuseppe il falegname”, datato intorno al V-VI secolo e giunto fino a noi in lingua copta ed araba, ma probabilmente redatto in un originale greco, è Gesù stesso che narra la morte di Giuseppe con una dovizia di particolari davvero sconcertante.

Secondo questo testo, in maniera alquanto inverosimile, Giuseppe morì a Nazareth ultracentenario a causa di una malattia improvvisa. Al capezzale di Giuseppe morente troviamo a confortarlo Gesù e Maria, oltre ai tre Arcangeli che avrebbero accompagnato la sua anima in paradiso dopo la morte, direttamente tra le braccia di Dio. Il racconto del transito di San Giuseppe, così come è narrato nei testi apocrifi, ha ispirato numerosi artisti che nel corso dei secoli hanno rappresentato gli ultimi attimi della vita di Giuseppe alla presenza di Maria e Gesù.

E’ chiaro che i testi apocrifi non possono essere considerati storicamente attendibili, essi infatti “imitano”, quanto al soggetto e alla forma i testi canonici, cercando di soddisfare curiosità, completando omissioni e sviluppando temi solo accennati nei libri ispirati. Questi racconti, inoltre, privilegiano un motivo dogmatico: affermare la verginità perpetua di Maria e la divinità di Gesù bambino, inserendo racconti di miracoli di ogni genere, fantasiosi e spesso del tutto grotteschi.

Giuseppe nella storia della chiesa

Se nei vangeli abbiamo pochi riferimenti a Giuseppe, ancor meno ne abbiamo nella storia della Chiesa che per molti secoli ha ignorato del tutto la sua figura che è stata portata alla luce solo nel 19 secolo, quando papa Pio IX l’8 dicembre 1870 proclamò San Giuseppe patrono della Chiesa universale e ne solennizzo la festa il 19 marzo. Si deve, invece, al pontificato di Leone XIII il più ampio documento pontificio sulla figura di Giuseppe , infatti con l’enciclica Quanquam pluries (1889) vengono spiegati i fondamenti teologici dei privilegi concessi a San Giuseppe e la sua missione nella Chiesa:

Le ragioni per cui il beato Giuseppe deve essere patrono speciale della Chiesa, e la Chiesa ripromettersi moltissimo dalla tutela e dal patrocinio di lui, nascono principalmente dal fatto che egli fu sposo di Maria e padre putativo di Gesù Cristo. Da qui derivarono tutta la sua grandezza, la grazia, la santità e la gloria [….]

Così pure egli emerge tra tutti in augustissima dignità, perché per divina disposizione fu custode e, nell’opinione degli uomini, padre del Figlio di Dio. Donde consegue che il Verbo di Dio modestamente si assoggettasse a Giuseppe, gli obbedisse e gli prestasse quell’onore e quella riverenza che i figli debbono al padre loro Ora, da questa doppia dignità scaturivano naturalmente quei doveri che la natura prescrive ai padri di famiglia; per cui Giuseppe fu ad un tempo legittimo e naturale custode, capo e difensore della divina famiglia.

E questi compiti e uffici egli infatti esercitò finché ebbe vita. S’impegnò a tutelare con sommo amore e quotidiana vigilanza la sua consorte e la divina prole; procacciò loro di continuo con le sue fatiche il necessario alla vita; allontanò da loro i pericoli minacciati dall’odio di un re, portandoli al sicuro altrove; nei disagi dei viaggi e nelle difficoltà dell’esilio fu compagno inseparabile, aiuto e conforto alla Vergine e a Gesù.”

Conclusioni

E’ importante evidenziare come nei vangeli non viene mai riportata alcuna parola di Giuseppe: assolto il suo compito, egli scompare di scena, ma il suo silenzio è colmo di fede e di amore.

Il figlio di Dio è affidato dunque all’amore di Giuseppe che incarna in maniera piena la paternità che si esprime attraverso la cura che avrà nei confronti di Gesù….

Giuseppe, uomo giusto, uomo della cura insegnaci ad avere cura!

Loguercio Maria Velia
mariavelialoguercio84@gmail.com | + posts

Teologa, studiosa di ebraismo e appassionata di astronomia. Impegnata da anni nel dialogo Interreligioso, docente di religione e docente di ebraico ed esegesi dell’A.T. presso ISSR San Matteo (SA).

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