Non si placano le polemiche di alcuni teologi che criticano come “banale” e “superata” la spiritualità eucaristica promossa da Carlo Acutis. Lo si attacca per il suo amore all’Eucaristia, riscontrandone una visione dogmatica “incompleta” se non “fuorviante”.
L’impressione è che sia un bersaglio facile, un bersaglio comodo, proprio perché colpendo lui si è certi di avere una cassa di risonanza immediata.
Ricordo nel mio incontro con Papa Francesco le semplici parole che mi ha rivolto vedendo il libro da me scritto su Carlo Acutis che gli avevo portato in dono insieme ad altri miei testi. Picchiettando con le dita sulla copertina mi ha detto con voce flebile ma decisa: «questo è importante! questo è importante!».
Seguendo un po’ i dibattiti social di queste settimane, l’impressione è che non si voglia perdonare a Carlo di essere un santo della porta accanto. Non un santo agiografico, ma un santo che, ragazzino, ha deciso di seguire Cristo nella sua spontaneità adolescenziale.
Piuttosto che soffermarsi sulla mancanza di completezza dei suoi scritti e delle sue intuizioni spirituali sulla centralità dell’Eucaristia, sarebbe forse il caso di giudicare l’azione dello Spirito dai frutti che sta suscitando.
L’alert del resto ce lo dà direttamente il Vangelo che ci avverte anche di fronte a tante elucubrazioni teologiche che vogliono offuscare la genuinità del messaggio:
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere» (Mt 7,15-20).
“L’Eucaristia è l’autostrada verso il cielo”. Troppo semplice da capire? Difficile costruirci sopra trattati e tomi accademici? È forse questo il problema?
O forse il problema è mettere in conto che la Presenza viva e vera di Gesù nella particola consacrata può aver trovato nel corso della storia forme di manifestazioni più “banali” della contemplazione mistica che è alimentata dalla fede? È questa la colpa dell’idea di Carlo di allestire una mostra sui miracoli eucaristici?
L’ipocrisia di alcune posizioni emerge dal fatto che tanti di questi polemisti attaccano Carlo ma “salvano” Papa Francesco che della canonizzazione di Carlo è stato uno dei più appassionati e convinti sostenitori.
Quello che dà fastidio è tuttavia proprio la “santità della porta accanto” che Papa Francesco ha così ben descritto nell’esortazione apostolica Gaudete et Exultate.
Per dare un’idea ai più distratti ne riportiamo alcuni estratti sperando che aiutino anche le menti più chiuse ad aprirsi alla comprensione della forza dirompente della grazia che va oltre i limiti e le imperfezioni dei singoli testimoni:
«Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. […] Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (GE 14).
O ancora,
«Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23)» (GE 15).
Chi non coglie l’importanza della missione affidata alla testimonianza di Carlo Acutis dimentica che «Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo» (GE 19).
Perciò, rispondendo ancora con le parole di Papa Francesco,
«Per riconoscere quale sia quella parola che il Signore vuole dire mediante un santo, non conviene soffermarsi sui particolari, perché lì possono esserci anche errori e cadute. Non tutto quello che dice un santo è pienamente fedele al Vangelo, non tutto quello che fa è autentico e perfetto. Ciò che bisogna contemplare è l’insieme della sua vita, il suo intero cammino di santificazione, quella figura che riflette qualcosa di Gesù Cristo e che emerge quando si riesce a comporre il senso della totalità della sua persona» (GE 22).
Credo che sulla testimonianza di Carlo ci possano essere pochi dubbi, e allora… Keep calm and pray with Charles…
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Marzo 24, 2024Nel corso degli anni ha fatto suo il motto paolino «guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1Cor 9, 16). È avvocato, giornalista pubblicista, docente e catechista. Specializzato in teologia fondamentale presso la PFTIM - Sezione “San Luigi” con una tesi sulla fede popolare, ha approfondito nei suoi studi il magistero post-conciliare e in particolare quello di Papa Francesco. È direttore organizzativo del Festival della Teologia “Incontri”.