Oggi, 2 febbraio, ricorre la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, comunemente nota, nella tradizione popolare, come festa della Candelora.
Secondo la legge di Mosè, espressa in Es 13,1-2. 11-16, ogni primogenito maschio del popolo ebraico apparteneva al Signore, per questo era necessario, dopo la sua nascita, che i genitori lo riscattassero offrendo un sacrificio al Tempio.
Contemporaneamente la donna dopo il parto era considerata impura a causa del sangue mestruale, questa impurità, come afferma Lv 12,1-8 , durava 40 giorni se si era partorito un figlio maschio e 66 giorni in caso della nascita di una figlia femmina.
Al tempo di Gesù era previsto dalla legge ebraica che 40 giorni dopo la nascita di un figlio maschio ci si recasse al Tempio per riscattare il bambino e contemporaneamente purificare la madre.
La presentazione di Gesù al Tempio
Questo è quello che fecero anche Maria e Giuseppe come ci ricorda il Vangelo di Luca (Lc 2,22-39), il 2 febbraio infatti, che ricorda questo avvenimento, cade esattamente 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.
La celebrazione liturgica in questo giorno prevede la benedizione e l’accensione delle candele, simbolo della luce di Cristo, da questa usanza deriva il nome popolare della festa che è quello di “Candelora”.
La liturgia della benedizione e accensione delle candele è certamente riconducibile ad una frase del cantico di Simeone, riportato nel passo evangelico di Luca prima citato, in cui Gesù è definito: LUCE PER ILLUMINARE LE GENTI.
Le feste pre-cristiane legate alla Candelora
Celebrazione legate alla luce in questo periodo dell’anno erano presenti già nelle tradizioni precristiane e pagane, basta pensare, ad esempio, al mondo romano e alla festività di Iuno Februata, dedicata alla dea Giunone, che si festeggiava ogni anno alle calende di febbraio.
Durante questa festività le fanciulle erano solite girare nella notte per la città con in mano delle candele accese, questo rito era considerato un rito di purificazione. Molto probabilmente i primi cristiani hanno mutuato il rito dell’accensione delle candele proprio da questa festività, dando a questo gesto un significato prettamente cristologico.
Ancora si può fare riferimento alla festa celtica di Imbolc che segnava il passaggio dall’inverno alla primavera nel calendario celtico e durante la quale si accendevano luci in onore della dea Brigid , dea del fuoco, inteso come sorgente di luce e come fuoco purificatore.
Personalmente il ricordo più bello che ho di questa festività è collegato alla figura di mia nonna, donna antica, legata alle tradizioni tramandate gelosamente da generazioni, legata ai cicli della Terra, della natura e delle stagioni, lei era solita accendere in casa, nel giorno di Candelora, una candela rigorosamente bianca e lasciare che fosse solo essa a fare luce nella stanza. Ricordo con immenso amore quella flebile fiamma che si stagliava nel buio, e ricordo le parole di mia nonna: Cristo è Luce che vince tutte le oscurità.
Accendiamo quindi nel buio dell’inverno , nel momento più gelido dell’anno, quando timidamente la luce comincia ad avanzare sulle tenebre e le giornate iniziano ad allungarsi, una candela, consapevoli che l’unica vera Luce capace di vincere tutti gli inverni è Cristo, Lui ci garantisce sempre una rinascita, una nuova primavera.
Buona Candelora. Buona festa della Luce!
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Teologa, studiosa di ebraismo e appassionata di astronomia. Impegnata da anni nel dialogo Interreligioso, docente di religione e docente di ebraico ed esegesi dell’A.T. presso ISSR San Matteo (SA).