Le donne della Risurrezione (seconda parte)

La ricerca affannata di Maria

Nella prima parte abbiamo visto l’importanza delle donne nei vangeli e la centralità di Maria di Magdala nel racconto della resurrezione di Gesù. Qui vogliamo approfondire il testo di Gv 20, 1-18.

Giovanni fa entrare i personaggi e il lettore nel mistero della Risurrezione con una certa gradualità, prima attraverso i segni dell’assenza (assenza di luce, del corpo di Gesù) poi attraverso i segni di una presenza (gli angeli e Gesù stesso). I versetti 1-18 del capitolo 20 possono essere agevolmente suddivisi in tre scene che hanno il sepolcro come luogo di ambientazione ora centripeto ora centrifugo.

Ma andiamo ad analizzare meglio le tre scene:

  • la prima è composta dai vv 1-2, Maria si reca al sepolcro (movimento centripeto), Maria fugge dal sepolcro per informare i discepoli (movimento centrifugo).
  • La seconda scena è composta dai vv 3-10, Pietro e il discepolo che Gesù amava corrono al sepolcro (movimento centripeto), i discepoli tornano a casa (movimento centrifugo).
  • La terza ed ultima sequenza narrativa è composta dai vv 11-18, Maria è di nuovo al sepolcro, vi è tornata ma il testo lo omette (movimento centripeto), Maria corre ad annunciare ai discepoli l’annuncio pasquale (movimento centrifugo).

In questi 18 versetti la sequenza narrativa è veramente movimentata, ma gli spostamenti fisici dei personaggi, come avviene spesso in Giovanni, indicano anche un percorso interiore che porta alla piena comprensione degli eventi. Inoltre, oltre che sugli spostamenti dei personaggi il testo insiste anche sulle percezioni visive, sono utilizzati infatti tre verbi diversi per esprimere il vedere che in greco hanno delle sfumature ben precise, blepo, theoreo, horao, e anch’essi indicano una progressione nella comprensione degli eventi.  Cerchiamo anche noi ora di compiere questo viaggio all’interno del testo analizzandolo in profondità.

Prima scena

“1. Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino,(movimento centripeto) quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2.Corse (movimento centrifugo)allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

Quando Maria si reca al sepolcro è il primo giorno della settimana (il giorno uno ci dice il testo greco), quello dopo il sabato, il testo ci fornisce anche un’indicazione temporale: è mattino ed è buio.

Apparentemente questa sembra un’osservazione ambivalente, c’è luce o tenebra quando Maria si incammina verso il sepolcro? Giovanni non è sicuramente nuovo all’utilizzo simbolico di questi due termini, e qui sembra accostare un’indicazione temporale (è mattina) ad un tempo dell’anima: è buio nel cuore della Maddalena per la morte del suo maestro.

Il riferimento al giorno uno e la compresenza di luce e tenebra riportano alla nostra mente un collegamento con Gn 1 e il primo giorno della creazione quando Dio separa la luce dalle tenebre. Giovanni ci sta dicendo in altre parole che il giorno della Risurrezione e il giorno di una nuova creazione, l’instaurarsi di un tempo nuovo.

Giunta a destinazione Maria vede la pietra ribaltata dal sepolcro. Il verbo utilizzato qui per indicare il vedere è blepo, un verbo che indica il semplice vedere fisico, lo scorgere con gli occhi, la percezione materiale. Da qui la conclusione di Maria: hanno portato via il cadavere di Gesù! Conseguente a questa sua conclusione è l’annuncio che porta a Pietro e al discepolo che Gesù amava: hanno portato via il signore e non sappiamo dove l’hanno posto!

Il cadavere di Gesù, ultimo segno rimasto a Maria di una comunione sperimentata e interrotta drammaticamente è stato rubato e non si sa come ritrovarlo per riattaccarsi ad esso. Il corpo crocifisso è l’unica reliquia del Maestro rimasta a Maria, da ciò deriva la sua angoscia al pensiero che gli sia stata sottratta per sempre. 

Seconda scena

“3.Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. (movimento centripeto) 4.Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5.Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6.Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7.e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8.Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9.Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10.I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.(movimento centrifugo)

All’annuncio di Maria, Pietro e il discepolo amato correndo ci riportano al sepolcro. Il primo ad arrivare non è Pietro ma l’altro, che si china e vede (il verbo usato anche qui è blepo come per la Maddalena) non solo il sepolcro aperto, ma anche il telo vuoto. Il discepolo tuttavia non entra nel sepolcro ma attende Pietro per farlo entrare per primo.

Giovanni in questo caso tratteggia un delicato atteggiamento di rispetto verso la figura autorevole di Pietro il quale giunge ed entra nel sepolcro.

A questo punto il suo vedere si fa uno scrutare più attento, il verbo utilizzato è theoreo, infatti Pietro non vede solo il telo vuoto ma anche il sudario ripiegato. Il testo a questo punto non ci dice che cosa Pietro pensa davanti a questo insolito scenario ma piuttosto focalizza l’attenzione sul discepolo amato, anch’ egli segue Pietro nel sepolcro, anche lui vede (il verbo utilizzato qui è horao), e questo vedere lo porta alla fede.

Il suo vedere è capace di penetrare il mistero, non è una percezione puramente esteriore, o un ragionare, è un vedere con gli occhi, con la mente e con il cuore, un vedere che permette al discepolo di arrivare alla fede.

Insieme ai personaggi abbiamo quindi visto prima un sepolcro dall’esterno, con Maria, poi abbiamo scrutato all’interno, con il discepolo amato, poi siamo entrati con Pietro e con lui abbiamo cercato di capire, ma solo all’interno, davanti ai segni dell’assenza, con il discepolo amato siamo stati introdotti nel mistero.

Il discepolo amato ha visto lo stesso scenario di Pietro, ma arriva per primo (così come per primo riconoscerà il Risorto lungo il mare di Tiberiade in Gv 21, 7) a leggere in quella situazione inspiegabile l’evento della Risurrezione.

Il racconto resta sotto il segno dell’assenza di Gesù anche se non più così drammatica come nell’esordio della prima scena. Pietro e il discepolo amato vanno via, non sappiamo cosa pensino o casa dicono agli altri, e perché non portano Maria con loro. Piuttosto è con lei che l’evangelista ci fa rimanere, ancora presso il sepolcro.

Terza scena

11.Maria invece stava all’esterno,(movimento centripeto) vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12.e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13.Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. 14.Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15.Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. 16.Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” – che significa: “Maestro!”. 17.Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. 18.Maria di Màgdala andò ad annunciare (movimento centrifugo) ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto.

Al v.11 infatti ritroviamo Maria in lacrime ancora presso il sepolcro, lei non è entrata con i discepoli, ma nello stesso tempo non è riuscita neppure ad allontanarsi da quel luogo, per due volte in questo versetto si ripete il verbo greco Klaìo, piangere, quasi da riuscire a sentire i singhiozzi di Maria disperata. In questi versetti è chiarissimo l’eco del Cantico dei Cantici, in particolare Ct 3, 1-4, con la ricerca disperata che l’amata fa del suo amato durante la notte:

Sul mio letto durante la notte, ho cercato colui che il mio cuore ama; ho cercato, ma non l’ho trovato, 
Ora mi alzerò e andrò attorno per la città; per le strade e per le piazze cercherò colui che il mio cuore ama. L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
  Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata. Ho chiesto loro: «Avete visto colui che il mio cuore ama?».
 Le avevo appena oltrepassate, quando trovai colui che il mio cuore ama. L’ho stretto saldamente e non intendo lasciarlo finché non l’avrò condotto in casa di mia madre e nella camera di colei che mi ha concepito”.

A questo punto anche lei fa quello che prima avevano fatto i discepoli, si china verso il sepolcro ma quello che vede Maria è uno scenario totalmente diverso… due angeli in bianche vesti seduti uno dalla parte del capo e l’altro ai piedi dove era stato posto Gesù.

Il verbo qui utilizzato per indicare il vedere di Maria è Theoreo, un osservare che è un interrogarsi, un cominciare a rendersi conto. I due angeli si rivolgono a Maria con una domanda: “Donna, perché piangi?”. Questa domanda è preludio di quella che lo stesso Risorto farà a Maria con l’utilizzo di un appellativo tanto caro al Gesù giovanneo, “donna”, che noi spesso giudichiamo quasi come sgarbato, ma che in realtà è evocativo di tutta la storia della salvezza, dove queste donne arrivano a rappresentare l’intera comunità. 

Maria risponde ai due angeli dicendo quello che aveva, al v.2, detto ai discepoli, tranne che per un cambio nella persona verbale che dona alla risposta del v.13 una sfumatura più personale: quel “non sappiamo” del v.2 è infatti sostituito dal “non so” del v.13.

Maria dimostra di non essersi mossa di un passo dalla sua interpretazione erronea dei segni visti ed esprime anche in questa risposta tutto il suo dolore. Al v. 14 è descritta un’azione fondamentale di Maria che sarà curiosamente ripetuta al v.16. ella si volta (estràfe) e vede (di nuovo Theoreo) Gesù stesso dietro di lei, ma lei non lo riconosce, e rimanendo nella sua interpretazione errata lo scambia per il giardiniere.

Gesù le fa la stessa domanda degli angeli: “Donna, perché piangi?” aggiungendo anche la domanda: “chi cerchi?”, e riportando alla mente del lettore del vangelo quella domanda posta ai primi discepoli: “che cercate?” (Gv 1,38), e la domanda posta da Gesù, nel giardino al di là del torrente Cedron,  alle guardie che erano venute per arrestarlo (Gv 18,4).

Ma al v. 16 avviene la svolta, Gesù, il Risorto, chiama Maria per nome, non più donna, ma Maria! L’aver visto Gesù Risorto non ha portato ad una piena comprensione degli eventi, ma è nell’udire la sua voce che Maria riconosce in quell’estraneo il suo Maestro richiamando Gv 10, 3: “le pecore ascoltano la sua voce ed egli chiama le pecore per nome…”.

Quello che sta succedendo è talmente sconvolgente che il narratore fa nuovamente voltare Maria, capiamo benissimo che questo movimento ha poco senso visto che Maria si era già voltata verso Gesù al v.14. In realtà questo movimento più che un movimento fisico, indica un movimento interiore di Maria, e la sua piena comprensione di quello che sta avvenendo: il Maestro è vivo ed è lì dinanzi a lei!

A questo punto anche Maria si rivolge a Gesù con un appellativo più familiare, lo chiama “Rabbunì”, maestro mio. Maria adesso molto probabilmente pensa che tutto possa ricominciare come prima, che lei possa riprendersi il suo maestro, ma non è così!

Le parole che Gesù le rivolge suppongono che ella si sia gettata ai suoi piedi, abbracciandoli. Dicendole di non trattenerlo (mê mou haptou, letteralmente «non mi toccare», nel senso però di tenere stretto) perché non è ancora salito al Padre, Gesù le fa notare che in forza della sua risurrezione egli non   è tornato semplicemente alla vita di prima, ma si prepara a salire al Padre: solo dopo questo evento ella potrà riprendere il suo rapporto diretto con lui, ormai presente nella comunità, in un modo nuovo, determinato dallo Spirito. E’ in questa vita ma non è di questa vita.  

La risurrezione non è reviviscenza, come quella di Lazzaro. La risurrezione non fa tornare indietro, ma fa andare avanti. E’ vita nuova!

Per presentare l’incontro di Maria di Magdala con il Risorto, come abbiamo detto, Giovanni segue la falsa riga del Cantico dei Cantici.Le fasi presentate sono: il desiderio dell’innamorata, la ricerca nella notte, la domanda alle guardie, l’incontro con l’amato. Giovanni è fedele a questo ritmo, ma cambia il finale: mentre la sposa del Cantico afferma che “lo strinsi fortemente”, Gesù, lo sposo, inviterà Maria Maddalena a “non trattenerlo”. Maria non può tenere Gesù per sé ma deve andare dagli apostoli: «Va’ dai miei fratelli» La sua risposta è totale, essenziale. Subito si reca a portare l’annuncio che ratifica la sua dignità di apostola e “apostola degli apostoli”.

Maria di Magdala (l’evangelista scrive il nome per intero!) comincia una nuova corsa: dal sepolcro verso i discepoli. Il suo annuncio riguarda il Signore e non semplicemente il Maestro. Signore è il titolo che riconosce e celebra la glorificazione pasquale. E’ il verbo della piena comprensione, esprime l’evoluzione della fede dal buio alla luce piena. Le prime parole di Maria sono di sconforto: «Hanno portato via il Signore e non sappiamo dove lo hanno posto».

La frase conclusiva esprime la certezza assoluta che Gesù è vivo e la salvezza incrocia il tempo storico:«Ho visto il Signore» (questa volta il verbo utilizzato è horao, che indica una comprensione piena degli eventi).

Un annuncio frutto di un’esperienza, destinato agli apostoli e ai credenti di ogni tempo, anche a noi, qui oggi, un annuncio, anzi l’annuncio per eccellenza, consegnato fiduciosamente da Gesù a una donna!

Attraverso il percorso della Maddalena, Giovanni vuole dirci che bisogna andare e tornare più volte dal sepolcro per imparare a vedere davvero, per accogliere l’annuncio della Pasqua e sperimentare la presenza del Risorto, e a tutte le donne sento di fare un augurio: che possiamo essere davvero annunciatrici di vita, costruttrici di speranza e di fraternità, capaci di rompere i muri dell’inimicizia, secondo il progetto originario di Dio!


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Loguercio Maria Velia
mariavelialoguercio84@gmail.com | + posts

Teologa, studiosa di ebraismo e appassionata di astronomia. Impegnata da anni nel dialogo Interreligioso, docente di religione e docente di ebraico ed esegesi dell’A.T. presso ISSR San Matteo (SA).

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